Parco Naturale Alta Val Borbera

Parco Naturale e Area Contigua Alta Val Borbera

Buone notizie sul fronte della tutela ambientale in Regione Piemonte. Con la nuova legge regionale n. 11 del 27 marzo 2019 “Modifiche normative e cartografiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)”, pubblicata sul Bollettino Ufficiale del 4 aprile 2019, il territorio delle Aree Protette regionali supera i 200.000 ettari, con un incremento del 5% circa.

La novità più rilevante è sicuramente l’istituzione del Parco Naturale e Area Contigua dell’Alta Val Borbera, nel territorio alessandrino, che verrà amministrato dall’ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese.

La sua istituzione è di per se una notizia importante ma ancora di più lo è se si considera come si è arrivati alla sua istituzione, che ha visto il coinvolgimento di tutta la valle. L’istanza alla Regione Piemonte è partita dall’amministrazione comunale di Carrega Ligure ed in particolare dal suo sindaco Marco Guerrini, giovane e determinato architetto, innamorato della sua terra, che ha intravisto nell’Area Protetta una possibilità concreta di valorizzazione e rinascita del suo paese e, più in generale, della val Borbera; a sostegno del sindaco si sono immediatamente “mossi” tantissimi abitanti borberini e altrettanti cittadini, legati a questi territori per i più disparati motivi, raccogliendo migliaia di firme  per chiedere a gran voce l’istituzione del Parco, ora diventato realtà.

La Val Borbera

La Val Borbera è una delle ultime vallate all’estremo sud-orientale del Piemonte, dove le montagne iniziano a farsi arrotondate e l’aria a profumare di mare, in un territorio ricco storia, cultura e tradizioni chiamato comunemente delle “Quattro Provincie” perché la provincia di Alessandria (Piemonte) confina con quelle di Genova (Liguria), Pavia (Lombardia) e Piacenza (Emilia-Romagna).

Il Borbera nasce nel Parco a circa 1400 m di quota sul versante piemontese del monte Antola ed è il principale affluente dello Scrivia nel quale confluisce dopo un percorso di 38 chilometri. Il primo tratto, in alta valle, ha carattere tipicamente appenninico mentre nei pressi di Pertuso, tra Cantalupo e Rocchetta Ligure, si apre forzatamente un varco nei conglomerati della formazione rocciosa di Savignone costituita da ciottoli arrotondati, cementati da una malta calcarea, risalenti a circa 25 milioni di anni nell’epoca terziaria. Per un tratto di circa 6 km il torrente scorre incassato tra due alti pareti rocciose che sfumano nei fitti boschi sovrastanti.

Carrega Ligure e il Parco e Area Contigua dell’Alta Val Borbera

I confini del nuovo Parco e Area contigua, che comprendono più di 5.000 ettari di territorio, coincidono con i confini del comune di Carrega Ligure, un grazioso borgo montano, tipico dell’Appennino piemontese; non molto tempo fa, ancora nei primi anni del ‘900, il piccolo paese contava più di 2.000 abitanti, suddivisi in una ventina di piccole frazioni che a fatica si riesce ancora a scorgere nel fitto dei boschi; la maggior parte di queste piccole frazioni sono oggi quasi del tutto spopolate o, come nel caso di Reneuzzi e Casoni, ormai completamente abbandonate.

Emarginata e dimenticata, la val Borbera conserva ancora ricordi storici e significative tracce del mondo contadino del passato. Gli oggetti esposti nei piccoli musei contadini e i numerosi mulini, sia a ruota verticale che a ritrecine, ricordano ancora i tempi in cui la cerealicoltura era praticata estesamente in quelli che oggi non sono altro che incolti.

Sul Monte Lesima si dice sia salito nientemeno che Annibale dopo la battaglia del Trebbia che vide la disfatta delle legioni romane e la Casa del Romano, appena al di la del confine genovese, evocherebbe certi ritrovamenti archeologici.

A testimoniare l’importanza che ebbe Carrega Ligure per il commercio e il controllo del territorio alle spalle di Genova, restano i ruderi del castello del feudo imperiale dei Malaspina Doria, costruito intorno ad una più antica torre la cui visita merita una gita, se non altro per lo splendido panorama di cui si può godere, percorrendo un sentierino che parte dalla strada che sale a Capanne di Carrega.

Poi la guerra di Liberazione. Carrega sul versante piemontese e Fasce su quello ligure furono il rifugio delle bande fulcro della resistenza tra Alessandria e Genova. Il territorio, fra giugno e luglio 1944, fu progressivamente occupato dalle formazioni della divisione Pinan Cichero ma verso la metà di agosto le forze tedesche iniziarono un grande rastrellamento in tutto il territorio della VI zona, il cui comando era in val Borbera, a Carrega Ligure.

Gli aspetti naturalistici del Parco e Area Contigua dell’Alta Val Borbera

Il territorio del nuovo Parco e Area Contigua dell’Alta Val Borbera è parzialmente compreso nella ZSC (Zona Speciale di Conservazione) denominata “Massiccio dell’Antola, monte Carmo, monte Legnà”; tutte le ZSC, istituite a norma della Direttiva Habitat 92/43/CEE, concorrono alla realizzazione della rete Natura 2000, una rete ecologica europea costituita da siti individuati allo scopo di salvaguardare la biodiversità in Europa, che comprende anche le Zone di Protezione speciale (ZPS) classificate dagli Stati europei rispetto all Direttiva 79/409/CE denominata “Uccelli”(aggiornata nella Direttiva 2009/147/CE).

La ZSC dell’Alta Val Borbera si trova ad un’altitudine compresa tra 600 e 1.669 m e occupa parte del settore di testata del Torrente Borbera, corrispondente ai bacini idrografici del torrente Agnellasca e Gordenella, delimitati approssimativamente dalla linea di cresta che partendo dal Monte Porreio (1.533 m) arriva alla Cima dell’Erta (1.020 m), passando per le cime del Monte Legna (1.669 m), del Monte Carmo (1.640 m) e del Monte Antola (1.597 m).

Il paesaggio è quello tipico di valli appenniniche formatesi su matrice calcarea relativamente tenera; ciò ha permesso la formazione sia di crinali a forme arrotondate ma anche di ripidi versanti, localmente interessati da fenomeni calanchivi.

Il Sito è l’unico esempio in Piemonte di ambiente silvo-pastorale di tipo mediterraneo montano, che permette la compresenza di vegetazione ad inclinazione mediterranea in mosaico con quella microterma (che vive a basse temperature), data da relitti disgiunti di vegetazione boreale (vaccinieti, formazione vegetale dominata da piante del genere Vaccinium, detta anche brughiera a mirtilli) e dalla presenza in alcuni impluvi di specie arboree di mesofile (con fabbisogno idrico medio come per esempio carpino bianco, frassino maggiore, tiglio ecc…).

Un esteso e continuo manto boschivo occupa più di tre quarti della superficie. La vegetazione forestale si compone in prevalenza di faggete, localizzate alle quote più elevate dei versanti, quindi di castagneti, ostrieti, cerrete e querceti di roverella (Quercus pubescens). Praterie e prato-pascoli risultano frammentati in aree di limitata estensione, dove è ancora attiva la pastorizia; se l’attività pastorale e di allevamento è notevolmente ridotta rispetto al passato, l’abbandono dell’agricoltura è da considerare pressoché completo.

Ambienti e specie di maggior interesse

Tra gli ambienti della Direttiva Habita il più importante è rappresentato dalle praterie xeriche a Bromus erectus (cod. 6210), habitat prioritario poiché ospita un ricco popolamento di orchidee. Tra gli habitat di Direttiva, contraddistinti da buona rappresentatività e buon grado di conservazione, vi sono le brughiere (cod. 4030), presenti su ridotte estensioni sul crinale appenninico, i megaforbieti (cod. 6430), i castagneti (cod. 9260) ed infine le faggete eutrofiche (cod. 9130), che risultano essere l’ambiente più esteso.

Per quanto riguarda la flora è interessante, alle quote più elevate, la presenza di specie alpine relitte quali Vaccinium gaultherioides, Homogyne alpina, Vaccinium vitis-idaea, Gentiana kochiana. Tra le specie più rare sono segnalate le presenze di Anogramma leptophylla, Aremonia agrimonoides, Corallorhiza trifida, Omphalodes verna, Peucedanum schottii, specie inserite nella Lista Rossa regionale e di Tulipa australis, indicata come vulnerabile nella Lista Rossa italiana.

La fauna invece si contraddistingue per la presenza di specie rare e localizzate. La ZSC è caratterizzata dalla presenza stabile, da almeno vent’anni, del lupo Canis lupus* (All II e IV Dir. Habitat), la cui presenza in questa zona dell’Appennino é stata oggetto di monitoraggio standardizzato nell’ambito del Progetto Lupo Piemonte, dal 2004 al 2012. La gestione di questa specie nell’ambito della Rete ecologica necessita della definizione di un Piano d’azione locale che contempli in dettaglio minacce, interventi gestionali (inclusa la pianificazione e il contenimento indiretto dei danni al bestiame domestico) e la programmazione di attività facenti capo al Centro referenza Grandi Carnivori, del quale l’Ente gestore del Sito risulta partner associato, volte alla definizione dei parametri di popolazione. A tutta prima, ai fini della conservazione della specie, si rende necessaria una mitigazione della pressione venatoria diretta al cinghiale tramite la caccia in braccata, che provoca occupazione di habitat e disturbo per periodi prolungati, al fine di stabilire un miglior equilibrio con le direttive comunitarie e gli obiettivi di conservazione del Sito.

Sono più recenti, ma altrettanto interessanti, le segnalazioni dell’istrice (Hystrix cristata, All.IV Dir. Habitat), mammifero di grosse dimensioni dell’ordine dei roditori noto per la presenza di lunghi aculei bianchi e neri nella porta posteriore del corpo.

I pipistrelli (chirotteri), tutti tutelati dalla Direttiva Habitat, sono presenti con 6 specie: barbastella (Barbastella barbastellus), vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii), nottola di Leisler (Nyctalus leisleri), pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) e il ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros) del quale è presente una piccola colonia riproduttiva di 10-20 femmine in un edificio abbandonato della frazione Chiapparo nel comune di Carrega, conosciuta dal 2012.

Per la classe degli anfibi sono presenti alcune specie di interesse comunitario a gravitazione mediterraneo-appenninica, qui al limite del loro areale di distribuzione: la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata, All. II Dir. Habitat) e la rana italica (Rana italica, All. IV Dir. Habitat), la cui presenza in Piemonte è documentata solo in questa ristretta area dell’Appennino alessandrino; il geotritone di Strinati (Speleomantes strinatii, All. II Dir. Habitat), che è altrettanto raro ma presente anche in alcune zone delle Alpi Marittime.

Tra i rettili sono presenti molte specie inserite in All. IV Dir. Habitat : la natrice tessellata (Natrix tessellata), fortemente localizzata e sempre più rara, il colubro liscio (Coronella austriaca), anch’esso molto localizzato, ed il saettone (Zamenis longissimus), che invece è abbastanza frequente lungo la fascia appenninica.

L’avifauna conta 4 specie inserite nell’All. I della Direttiva Uccelli (n. 79/409/CEE relativa alla conservazione degli uccelli selvatici) : l’averla minore (Lanius collurio), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), l’ortolano (Emberiza hortulana) e la tottavilla (Lullula arborea), tutte nidificanti.

 

Infine, è nota una ricca cenosi (insieme di specie) di lepidotteri che conta 94 farfalle diurne e sono presenti rari coleotteri saproxilici quali Osmoderma eremita, legati ai grandi alberi senescenti (castagni, querce e faggi) di cui è ricca l’area.

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