Oggi nell'Appennino

Flora di pregio dell’Appennino. La Val Borbera

L’estremo lembo sud-orientale dell’Appennino piemontese, costituito dalla testata della Val Borbera, è particolarmente ricco di una flora di eccezionale interesse estetico e biogeografico. Sopra il Sedum monregalensis, endemita presente nelle Alpi sud occidentali, nell’Appennino settentrionale, in quello centrale e in Corsica. Questa specie appartiene alle Crassulaceae, Famiglia che predilige habitat aridi e rocciosi. Nel tratto piemontese dell’Appennino settentrionale la specie vive solo nel Sito di Importanza Comunitaria IT1180011 “Massiccio dell’Antola, Monte Carmo, Monte Legnà”.  


 

Le parti più elevate dell’Appennino piemontese ospitano una flora tipica di montagne italiane più elevate quali le Alpi o di latitudini più settentrionali: è il caso delle specie a corologia “circumboreale”, come il Bupleurum ranunculoides, foto sopra. La corologia è una delle scienze naturali più affascinanti e studia gli areali tipici delle specie viventi individuando modelli distributivi caratteristici, comuni a gruppi di specie. Le specie circumboreali popolano le zone più fredde o temperate dell’Emisfero settentrionale, America del Nord, Europa e Asia e “scendono” sulle montagne delle medie latitudini. La discesa alle nostre latitudini, come noto, è dovuta alle glaciazioni quaternarie che hanno costretto le specie a migrare verso Sud. L’Europa settentrionale e centrale, infatti, durante le glaciazioni, era coperta da una coltre di ghiaccio spessa diverse centinaia di metri. Le specie “relitte”, quali il Bupleurum ranunculoides, sono perciò una testimonianza della recente storia geologico-climatica della nostra Terra e uniscono quindi, oltre al loro valore estetico, anche un indiscutibile valore culturale.

Qual è il percorso lungo il quale possono essere incontrate le specie descritte? Dal valico di Capanne di Còsola (1500 m), proprio in corrispondenza dell’Albergo omonimo, bisogna seguire il sentiero che segue il crinale in direzione Sud, verso il Monte Cavalmurone. Già dopo alcune centinaia di metri si possono osservare specie di notevole valore naturalistico.

La Cerinthe minor subsp. auriculata è una Boraginaceae endemica dell’Italia appenninica e delle Alpi francesi ed è frequente lungo l’itinerario.

Il Falso mirtillo (Vaccinium gaultherioides) è anch’esso una specie circumboreale, tipica dei pascoli, dei cespuglieti e delle brughiere subalpine, comune sulle Alpi ma rara sull’Appennino in quanto la si trova alle quote più elevate.

Una delle eccezionalità dell’Alta Val Borbera è quella di ospitare entrambe le specie dei gigli montani: il giglio martagone (Lilium martagon) – nella foto in alto a sinistra – e il giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum).

Nella foto sopra un particolare dei fiori del giglio martagone (Lilium martagon). Entrambe le specie del genere “Lilium“, sia per la loro rarità che per la notevole bellezza che le accomuna, rendendole facile “preda” di raccolte indiscriminate, sono protette dalla legislazione regionale in tutto in territorio.

I tratti del sentiero all’interno della faggeta offrono la possibilità di incontrare un’orchidea rara nel Nord Italia: l’Epipactis microphylla – foto sopra. La pianta è alta al massimo 40-50 cm e ha fiori poco vistosi ma molto profumati.

Tra i rari incontri che si possono fare nel Sito di Importanza Comunitaria IT1180011 “Massiccio dell’Antola, Monte Carmo, Monte Legnà” sicuramente quello con il Polysarcus denticauda – una delle cavallette più grandi d’Europa, è tra i più interessanti. La specie è tipica di latitudini centroeuropee e nel Sud del Continente si rifugia sulle montagne più elevate: nell’Appennino settentrionale, infatti, è presente solo nel Gruppo del Bèigua, nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (dove esiste solo una recentissima segnalazione) e nell’Alta Val Borbera.

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