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IL MOLINO DEL NEIRONE

In occasione di un lavoro di ricerca sulle emergenze architettoniche legate all’acqua, condotto dall’AIAMS (Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici), l’ecomuseo di cascina Moglioni è andato alla scoperta del Molino Neirone di Gavi.

Il  Molino Neirone è uno dei tanti mulini e maglietti presenti nell’area ecomuseale a testimonianza delle attività legate al mondo contadino che si svolgevano nel suo territorio, dalle colline di Gavi fino aI rilievi dell’Appennino di Capanne di Marcarolo. 

IL CONTESTO GEOGRAFICO

Significativa la cornice architettonica e naturalistica nella quale esso si trova: la Chiesa di San Giacomo Maggiore (nel centro storico di Gavi), la cui facciata conserva un’architettura romanica e il Forte di Gavi, un antico castello, trasformato in fortezza dalla Repubblica di Genova, a partire dal 1540.

Di fronte al mulino, inoltre, parte un suggestivo percorso nella Riserva naturale del Neirone.

Quest’ultima, gestita dall’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese-Ecomuseo di Cascina Moglioni, offre al visitatore un itinerario ad anello e un accesso pedonale allo stesso Forte di Gavi.

Lungo il sentiero, dominato dalle alte falesie di arenarie di Serravalle, è possibile ammirare una straordinaria varietà di piante; la riserva, infatti, nonostante la sua modestissima estensione, solo 101 ettari, ospita una diversità floristica eccezionale: quasi 600 specie vegetali con dei veri e propri gioielli quali, ad esempio, l’anemone montana (Pulsatilla montana), specie rarissima al di fuori dell’arco alpino, il barbone adriatico (Himantoglossum adriaticum), bellissima orchidea protetta dall’Unione Europea e il bucaneve (Galanthus nivalis), altra specie citata nella normativa regionale sulla protezione della flora. I boschi sono caratterizzati da un’ampia varietà di essenze arboree pregiate, tra le più interessanti si segnalano: l’acero riccio (Acer platanoides), il tiglio (Tilia platyphyllos), l’olmo montano (Ulmus glabra) e il leccio (Quercus ilex), quercia mediterranea poco diffusa a livello regionale. 

L’EDIFICIO

Il Molino Neirone a Gavi, un’emergenza architettonica di inizio ‘800, si trova in uno degli storici ingressi di Gavi, accanto all’omonimo torrente. Si tratta di un edificio di grandi dimensioni che, fin dall’inizio, ospitava anche l’abitazione del mugnaio.

Scarse sono le notizie sulla sua storia: l’attuale proprietario, Angelo Repetto, ricorda la gestione del nonno, durante la seconda guerra mondiale, quando si doveva macinare di nascosto e alla farina si aggiungeva il cruschello, e dello zio che, negli anni ‘50 e ’60, dal granoturco ricavava mangime per gli animali.

In quegli ultimi anni le persone non avevano più il tempo di aspettare e quindi i pochi contadini rimasti preferivano andare in altri mulini a cilindri.

A partire dal 2000 il Molino Neirone è stato riconosciuto come “Mulino a scopo didattico” e da allora, Angelo insieme a Vittorio Borra, già mugnaio di San Cristoforo (Alessandria), hanno intrapreso diverse attività di divulgazione aperte al pubblico. 

IL FUNZIONAMENTO

L’acqua del Neirone, aperte due chiuse, percorre in galleria un canale di circa 80 metri, scavato perlopiù nella roccia, fino a raggiungere, con un salto di 9 metri, le 80 tazze dell’imponente ruota idraulica, ben visibile all’esterno con i suoi 10 metri di diametro; grazie al movimento di quest’ultima, si mettono in azione una serie di ingranaggi che terminano in due gruppi di palmenti a loro volta costituiti rispettivamente da due macine a pietra (di 1,30 m. di diametro per 500 Kg di peso), una fissa e una libera di girare, attraverso le quali avviene la macinazione dei cereali: grano e granoturco.

I palmenti sono formati da pietre molto dure e calcestruzzo, cerchiate con due barre di ferro. Le superfici delle mole periodicamente devono essere livellate e scolpite con una serie di canali, questa operazione prende il nome di “rabbigliatura”.

I cereali vengono introdotti nella tramoggia, posta al centro della pietra superiore, passano nello spazio tra le due mole e vengono macinati per pressione e sfregamento, il macinato viene infine spinto alla periferia. Per un diverso grado di finezza, viene variata la distanza tra le due pietre mediante un volantino.

Tra gli attrezzi e le macchine utilizzate per il processo di trasformazione dei cereali, presso il mulino, vi sono un antico strumento per la pulitura del grano e un buratto utile a setacciare le farine in 4 diversi tipi, da quella più raffinata alla crusca.

Per la visite è necessaria la prenotazione: 
Angelo Repetto – 349 5486893