Attività Ecomuseo Cascina Moglioni

Un inverno senza neve, non solo una perdita ambientale

È stata lunga la mia stagione sotto la neve
Mario Rigoni Stern

In questo inverno senza neve i paesaggi dell’ecomuseo di cascina Moglioni, dai paesi collinari fino a Capanne di Marcarolo sull’Appennino, si tingono di colori terrosi. Le vedute in bianco e nero, che per mesi accompagnavano le attività umane, con il passare degli anni si sono fatte sempre più rare.

La crisi climatica, a cui il mondo sembra incapace di reagire, insieme ai danni ambientali ed economici che conosciamo, ha cancellato esperienze e ricordi condivisi da intere comunità, spesso già segnate dallo spopolamento e da un generale cambiamento delle società occidentali. Infatti, a livello mondiale, alla perdita di habitat e di biodiversità si associa un altrettanto inestimabile impoverimento culturale e linguistico. Un repertorio di parole, espressioni e detti dialettali, riferiti alla neve, rischia di svanire rapidamente. Talvolta si tratta di testimonianze che si perdono nella notte dei tempi come l’espressione,  

fare “uno stretto passaggio nella neve” dove

è probabilmente da ricondursi al termine latino callis (sentiero). La presenza di un lessico specifico come il termine

per indicare “grandi fiocchi di neve” è spia invece di una capacità di osservazione e di una familiarità, di un vivere quotidiano e prolungato con questo elemento, caratteristico della tradizione appenninica.

A Capanne di Marcarolo, la ricercatrice Claudia Alessandri, nell’ambito del suo studio, “Le parole, gli strumenti, la memoria”, ha registrato diversi termini o modi di dire relativi all’inverno e alla neve. Di seguito, alcuni esempi: il nevischio gelato che si attacca agli alberi, a lamma; il ghiaccio che forma i ricami sugli alberi, a brizgia; la bufera di neve, pruvin-a; la neve si scioglie, derléngua; la neve che non si scioglie, nèive zeà o amacà; le tracce nella neve (di persona), ‘na sampa; le tracce nella neve (di animali), u satu.

Tra i detti, Maria Repetto (1928-2022) ne recitava uno che aveva imparato da sua madre: “il vento di mare di gennaio porta via un’oncia di neve e ne fa venire un cantaro” (dall’arabo qinṭār – da cui anche l’unità di misura “quintale” –  prestito giunto nel dialetto locale attraverso il latino medievale).

Con l’arrivo della stagione invernale e della neve – raccontano i Cabané, protagonisti dei documentari della videoteca dell’ente – le abitudini cambiavano, i ritmi  rallentavano;  tra le loro testimonianze spiccano i piacevoli momenti di aggregazione: le veglie, le serate trascorse insieme in cascina.

La neve, che (quasi) non c’è più, è indubbiamente un segno tangibile di un cambiamento climatico, linguistico e sociale in atto. E così i ricordi di tante generazioni: le camminate, i momenti di gioco, la sensazione di una straniante sospensione dei sensi, che solo questi minuti cristalli di ghiaccio sanno ricreare, si sono fatti tra i nostri giovani via via sempre più flebili e sporadici.

Per rievocare le lontane atmosfere di un tempo, l’ecomuseo propone, in occasione dell’uscita della newsletter di gennaio, la visione di due documentari: 

ELOGIO DELL’ACQUA di Massimiliano Sbrolla e Carlotta Nuccetelli: https://www.youdoc.it/video/elogio-dellacqua

LA NEVE E LA VEGLIA di Marco Tessaro