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Fiera del Bestiame delle Antiche Razze Locali – meno visitatori ma più qualità

La fiera del bestiame delle antiche razze locali organizzata dalle Aree Protette dell’Appennino Piemontese domenica 28 luglio si è confermata una delle manifestazioni più apprezzate del territorio dell’Appennino Piemontese.

foto di Marco Tiso (Piemonte Parchi – Regione Piemonte)

I riscontri ottenuti evidenziano una stima del numero di visitatori in calo rispetto agli anni passati, probabilmente per l’aumento improvviso delle temperature. Si conferma invece la tendenza dei partecipanti a restare nell’ambito della manifestazione per l’intera giornata ricca di iniziative e dimostrazioni di lavori agricoli e forestali e, per i più piccoli, laboratori didattici e creativi.

foto 1/5 di Graziella Deiana (APAP) e foto 6/7 Marco Tiso (Piemonte Parchi – Regione Piemonte)

Nell’edizione di quest’anno oltre alle consuete dimostrazioni forestali e alle sfilate di antichi trattori e macchine agricole, l’evento agricolo clou è stata la trebbiatura del grano coltivato dalla cascina Eremiti, un piccolo passo per il ritorno ad attività agricole tradizionali e a produzioni locali di altissima qualità.

La partecipazione degli allevatori è stata come al solito numerosa e appassionata: erano presenti in fiera vacche Cabannine, buoi Montagnini e tanti animali da lavoro (asini, muli, cavalli) che hanno dato prova, nell’arco dell’intera giornata, delle loro abilità di trasporto della legna e di traino di tronchi.

foto di Marco Tiso (Piemonte Parchi – Regione Piemonte)

L’area stand è ulteriormente cresciuta con l’aggiunta di produttori sempre più legati al territorio e alle produzioni locali; degli di nota sono stati i formaggi U Cabanin di latte vaccino di razza Cabannina (razza in pericolo di abbandono) dell’agriturismo Autra e dell’azienda agricola I Crosi di Valbrevenna (GE) , Montebore formaggio simbolo della Val Borbera della cooperativa La tula di Grondona e il Roccaverano DOP dell’azienda agricola Bricco della Croce di Cessole (AT) legato alla razza caprina a rischio di estinzione (esposta in fiera).

Tanti sono stati gli stand espressione di un territorio ricco di eccellenze; di seguito alcuni esempi:

Cascina Leveratta di Capanne di Marcarolo (Bosio AL) con ortaggi, frutta e miele del Parco delle Capanne di Marcarolo. Nel proprio laboratorio trasforma in confetture e sciroppi i propri prodotti.

Cascina Chiarella di Lerma: Coltivazione in maniera naturale senza l’uso di alcun tipo di diserbante né concime chimico, minime lavorazioni del terreno, dal seme al raccolto; i cereali prodotti vengono macinati a pietra direttamente in azienda. Tra i prodotti esposti farine e polenta macinati a pietra, prodotti in chicchi (farro monococco decorticato, orzo decorticato, grano saraceno decorticato, ceci, lenticchie di montagna, fagioli Azuki rossi), prodotti fioccati, ortaggi e frutta di stagione.

Apicoltura Polline d’Oro di Lerma, Apicoltura Oltregiogo di Bosio, Apicoltura Varacca di Mornese, Apicoltura Ferrando di Mornese – produttori locali pluripremiati che testimoniano come il territorio di Marcarolo sia particolarmente vocato per questa tipologia di produzione.

Altre eccellenze Da Pulini il vecchio forno di Bosio, Panificio Carrosio di Voltaggio e Cascina Zebe di Dernice, in alta Val Borbera, con il suo pane di grani antichi biologici in alta Val Borbera.

E ancora vino dell’azienda agricola Simone Barisone, patate e aglio dell’azienda agricola Marchelli di Lerma, verdure-conserve-erbe officinali della azienda agricola Cascina Montesciutto di Fraconalto, lumache e uova dell’azienda agricola La Spira di Tagliolo Monferrato.

Novità di quest’anno inoltre i laboratori per i bambini con gli origami e il Kamishibai, teatrino da tavolo con il quale il narratore espone tavole illustrate che accompagnano un racconto.

Video promozionale della fiera e dei prodotti del territorio dell’Appennino Piemontese

video realizzato da Marco Tiso (Piemonte Parchi – Regione Piemonte)

La voce degli allevatori dell’Appennino Piemontese
video realizzati da Marco Tiso (Piemonte Parchi – Regione Piemonte)

Giovanni Repetto memoria storica di cascina Merigo, Capanne di Marcarolo, Bosio (AL).
Sandra Sciutto dell’azienda agricola cascina Saliera di Capanne di Marcarolo Bosio (AL) – allevatrice e produttrice della “Formaggetta delle Capanne”
Andrea Signori dell’azienda agricola cascina Nerchi di Dernice (AL), allevatore e produttore di formaggio Montebore
Roberto Repetto della cascina Costigliolo, Mignanego (GE), allevatore della razza locale “montagnina” (tortonese-varzese)
Pino Di Medio, con i figli Giovanni e Matteo, dell’azienda agricola Barbara Profumo di Pontedecimo (GE): allevatori di cavalli Bardigiani e TPR (Tiro Pesante Rapido) e vacche Limousine al pascolo nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo
Adriano Adorno dell’Agriturismo cascina Adorno di Ponti (AL), allevatore e produttore di “Roccaverano DOP”
Simone Grappiolo di Roccaverano (AT), allevatore e produttore di latte per il Roccaverano DOP

UN PO’ DI STORIA

La Fiera di Sant’Isidoro – come veniva chiamata un tempo – a Capanne di Marcarolo era organizzata tradizionalmente il 23 Luglio e rappresentava, per questo lembo di territorio appenninico, in cui le attività commerciali hanno radici storiche, l’evento annuale più importante. 

Fino agli anni ’80, infatti, nel territorio di Marcarolo, le cascine erano tutte abitate e nelle stalle non mancavano le bestie: pecore, capre, ma soprattutto buoi e vacche, che fornivano latte, carne e forza lavoro, costituendo una importante risorsa per l’economia della famiglia contadina.

LE RAZZE LOCALI 

Le razze bovine più diffuse erano la Montagnina (Tortonese – Varzese) e la Cabannina, due razze con attitudini diverse ma con peculiarità di rusticità e di adattamento simili. 

La Montagnina, diffusa su tutto l’arco appenninico di Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, è una razza che, a seconda dei diversi areali di diffusione, si è differenziata con ecotipi diversi, ognuno con proprie attitudini, da carne, da latte o da lavoro.

Un tempo invece la razza era a triplice attitudine, come gran parte delle antiche razze: fino a non molti anni fa veniva infatti utilizzata per la produzione del latte (anche se non in grandi quantità, ma sufficiente per il consumo quotidiano e la piccola produzione di formaggio), per il lavoro (anche le vacche e non solo i buoi) e, a fine carriera o i maschi non diversamente utilizzabili, da carne. 

La Cabannina, storicamente allevata sul versante ligure dell’Appennino, ma diffusa anche in Piemonte, ha principalmente un’attitudine da latte, con una produzione non molto elevata compensata però dalla qualità e dalle proprietà organolettiche superiori a quelle di altre razze, che si presta facilmente alla produzione di formaggio. 

Queste due razze, come conseguenza dell’industrializzazione anche della zootecnia a partire dagli anni ‘60, sono state col passare degli anni sostituite con razze indubbiamente più specializzate e produttive ma che si sono dimostrate inadatte all’utilizzo dei pascoli collinari e montani e al tipo di allevamento estensivo fino ad allora praticato nelle aree marginali; oggi quindi molte razze di bestiame locali sono a rischio di estinzione con il rischio di una perdita di variabilità genetica ma anche di un valore storico-culturale- tradizionale, del mondo rurale, importante.

IL RECUPERO DELLA BIODIVERSITA’ AGRICOLA 

Questo è il motivo per il quale negli ultimi anni, grazie anche ai finanziamenti della Comunità Europea, si sta cercando di invertire questa tendenza, recuperando e valorizzando il più possibile anche la biodiversità agricola, sia vegetale che animale. I motivi sono semplici: innanzitutto, per incentivare un’economia locale alternativa in grado di competere sul mercato con l’alta qualità e la tipicità; in secondo luogo i prodotti locali sono a pieno titolo “sostenibili” ossia rispettosi dell’Ambiente e del territorio di provenienza; infine non si può trascurare il grande valore storico, culturale e folcloristico che rappresentano le varietà agricole e le razze zootecniche locali che possono contribuire alla valorizzazione e alla promozione del territorio dell’Appennino Settentrionale.

PIANIFICAZIONE E GESTIONE DELLE ATTIVITA’ AGRO-SILVO PASTORALI 

L’Ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese tra le proprie finalità istituzionali si occupa della pianificazione e gestione degli habitat naturali e di incentivazione e valorizzare le pratiche agro-silvo-pastorali tradizionali, anche attraverso il recupero diretto di prati pascolo e prati da sfalcio. 

Le aree prative sono state create dall’attività dell’uomo e sono state mantenute nel tempo grazie all’attività agricola e al pascolo. La creazione delle aree prative ha portato molte specie vegetali e animali ad adattarsi a questo habitat. Nel corso della coevoluzione molte specie sono diventate intrinsecamente unite a questo habitat diventando esclusive. Un complesso mosaico di ecosistemi e specie associate si è formato e stabilizzato.

Questo agroecosistema è stato stravolto negli ultimi decenni dalla eccessiva meccanizzazione dell’agricoltura, dal sovrapascolo, dall’urbanizzazione oppure dall’abbandono delle aree agricole meno redditizie. I prati da sfalcio e i pascoli, se non utilizzati dall’uomo, tendono in maniera naturale a essere ricolonizzate dal bosco. In questo modo una grande parte di biodiversità viene persa e il territorio diviene più omogeneo ed uniforme. La banalizzazione lo rende anche più sensibile, ad esempio, ai cambiamenti climatici e alle invasioni da parte di specie aliene, soggetto ad estinzioni locali, meno fruibile e meno redditizio. Questa porzione di biodiversità è pertanto tutelata dalle normative europee ed è considerata “man-dependent” (la cui sopravvivenza dipende dall’attività dell’uomo). 

L’Ente di Gestione ha tra i suoi doveri quello di salvare e conservare a lungo termine gli habitat e le specie minacciati di estinzione e protetti a livello comunitario.

In questo caso conservare significa agire per mantenere le aree di prato pascolo e le specie che ne dipendono. 

Un’agricoltura sostenibile e il pascolo opportunamente gestito sono elementi chiave, che consentono il mantenimento della maggior parte degli habitat semi-naturali.

Tra le specie animali strettamente legate ai prati vi sono molti invertebrati tra i quali i più noti sono le farfalle. Il Piemonte ospita oltre 1/3 delle specie Europee e tra le specie più minacciate di estinzione troviamo in Europa le specie legate alle praterie. 16 specie italiane sono rigorosamente protette dalla Comunità Europea. 

L’abbandono delle aree rurali o il loro degrado non genera quindi solo una perdita economica e culturale ma anche la perdita di una grossa fetta del nostro patrimonio naturale.

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