Attività Ecomuseo Cascina Moglioni

Percorsi dello sguardo ispirati dal luogo – Valorizzazione fotografica del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (Tesi di Laurea della dott.ssa Virginia Repetto – Accademia di Belle Arti di Brera)

Forse (…) nessun’altra epoca come la nostra ha dato spazio alla bellezza naturale, l’ha cercata nella vita quotidiana, inseguita nei viaggi, riprodotta in immagine, protetta nel paesaggio, elevata almeno a parole a valore primario. Che poi nei fatti l’abbia anche vilipesa, danneggiata e distrutta più di ogni altra epoca precedente non è di per se stessa una smentita a quanto appena affermato, se è vero (…) che l’amore per la bellezza è anche sempre nostalgia per qualche cosa che si è perduto, rimpianto, idealizzazione di quel che si avverte in pericolo. Ma, comunque stiano le cose, è certo che i secoli a noi più vicini, che sono quelli in cui la riflessione filosofica ha cancellato il problema del bello naturale, sono anche quelli che hanno visto sorgere i primi movimenti a difesa della natura (il che ha significato per lungo tempo a difesa della bellezza della natura: la difesa della natura come ambiente è venuta dopo), i primi parchi e le prime riserve naturali, nonché le prime legislazioni a tutela del paesaggio.

Paolo D’Angelo, Estetica della natura – Bellezza naturale, paesaggio, arte ambientale
Editori Laterza – Milano, 2010 (quinta edizione)

INTRODUZIONE (Elisa Arecco)

La rappresentazione artistica del paesaggio in una prospettiva di tutela ambientale, oggi sempre più d’attualità, muove dall’esperienza di pittori e fotografi che, a partire dal XIX secolo, ponendo al centro delle loro opere la natura e il suo valore estetico, furono al contempo promotori di importanti azioni per la salvaguardia di quegli ambienti naturali che essi stessi amavano ritrarre. Gli esempi sono innumerevoli: dagli artisti francesi della “Scuola di Barbizon”, protagonisti di un’accesa battaglia per la conservazione della “Foresta di  Fontainebleau”, a personaggi d’eccezione come Carleton Eugene Watkins (1829-1916), i cui scatti fotografici contribuirono alla nascita del secondo parco nazionale statunitense – lo Yosemite National Park – e Ansel Adams (1902-1984), fotografo ecologista e ambientalista, noto al grande pubblico per le straordinarie immagini sulla natura ‘selvaggia’ dei più celebri parchi nazionali americani, già allora minacciati dagli effetti nefasti del turismo di massa e dell’industrializzazione.

Del resto lo stesso Aldo Leopold (1887-1948), padre fondatore dell’ecologia moderna e ideatore del concetto di “etica della terra”, confidava nella bellezza come aggiuntivo strumento di rispetto e coesione tra gli esseri viventi e gli ambienti in cui essi vivono: “Una cosa è giusta quando tende a preservare l’integrità, la stabilità e la bellezza della comunità biotica, è ingiusta quando tende altrimenti”. 

Da questi illustri esempi sembra trarre ispirazione il lavoro fotografico di Virginia Repetto, laureatasi lo scorso luglio presso l’Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi intitolata “Percorsi dello sguardo ispirati dal luogo. Valorizzazione fotografica del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo”. Dopo aver studiato i grandi del passato, Virginia infatti ha saputo tradurre con grande originalità, calandosi in una dimensione locale a lei ben nota anche per ragioni biografiche, le riflessioni filosofico-letterarie e le esperienze artistiche precedenti per realizzare un percorso volto alla valorizzazione dei luoghi e dei paesaggi del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo e dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni. Il suo reportage fotografico, fulcro della ricerca, rappresenta un’operazione assai importante per l’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese perché in grado di fornire un ulteriore e prezioso contributo all’interno di un ambito di indagine, riconducibile – in termini generali – al rapporto tra arte, estetica e natura, centrale per chi si occupa di protezione e promozione del patrimonio culturale. Data la rilevanza della sua indagine, abbiamo chiesto all’autrice di illustrare brevemente i contenuti della tesi di laurea. Di seguito riportiamo alcuni passaggi essenziali, accompagnati da un’anteprima del progetto fotografico.

PERCORSI DELLO SGUARDO ISPIRATI DAL LUOGO – VALORIZZAZIONE FOTOGRAFICA DEL PARCO NATURALE DELLE CAPANNE DI MARCAROLO (Virginia Repetto)

Il progetto ha come fine ultimo la valorizzazione attraverso il mezzo della fotografia del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, territorio caratterizzato dalla preponderante presenza di natura lasciata quasi interamente al suo stato selvaggio, da una grande varietà di ambienti naturali e da pochi centri abitati. 

Un luogo che ha conosciuto importanti ricchezze nell’antichità, ma che dal secondo dopoguerra è caduto in una depressione economica e sociale che ha lasciato una profonda cicatrice ancora oggi percettibile. 

Proprio per questa sua storia di abbandono negli anni Sessanta del secolo scorso e la sua natura selvaggia, il luogo del parco è rimasto caratterizzato da un’atmosfera onirica e meditativa. Tale caratteristica ha portato all’idea per un progetto che si sviluppa intorno all’idea di tempo e come questo abbia trasformato il rapporto uomo-natura. Questo visto sotto una prospettiva non fattuale e cronologica, ma attraverso una visione fisico-filosofica, per mettere così insieme due aspetti della natura che si legano bene nel contesto di un parco naturale. 

In un luogo come questo le linee tra passato, presente e futuro sono ancora sfocate e questi tre tempi, concettuali e fisici allo stesso tempo, rimangono come amalgamati tra loro. Proprio per questo si può definire un “luogo fuori dal tempo”. Questo ci da l’idea di essere in una dimensione atemporale. 

Creare un progetto tra fisica, scienza, filosofia ed estetica sarebbe interessante proprio per unire due aspetti che di solito viaggiano paralleli, ma che in realtà si arricchiscono a vicenda. 

Partendo così dalle idee di Bergson sulla distinzione tra tempo della scienza e tempo della vita, e attraversando le teorie e gli scritti di studiosi e scrittori come Proust si è creato un cammino attraverso i concetti di passato, presente e futuro.

L’insieme delle attività che si possono pensare per una valorizzazione del parco dovrebbero essere strutturate intorno a questa scansione del tempo, prendendo come riferimento la documentazione della storia e della memoria del luogo per le iniziative volte a mettere in risalto ciò che questo territorio ha significato per le popolazioni locali nel passato, le diverse forme di rappresentazione per le attività orientate a una “lettura” del presente, gli aspetti formativi per le attività indirizzate soprattutto ai bambini e ai giovani come proiezione nel futuro. Nell’ambito di tali possibili attività, il mio progetto si muove sul piano della rappresentazione fotografica, cercando di tenere in considerazione tutti questi aspetti. 

Si è scelta la fotografia perché fin dalla sua nascita nel XIX secolo è stata utilizzata per la valorizzazione paesaggistica e territoriale. Diverse sono state infatti le campagne fotografiche nel corso dei secoli: la prima esperienza è stata la mission heliografique del 1851 quando il direttore dell’amministrazione dei beni culturali francese affidò a cinque fotografi il compito di fare un rilievo dei monumenti sull’intero territorio francese.

Anche in Italia sono state organizzate diverse campagne fotografiche, in particolare durante gli anni del secondo dopoguerra utilizzate come ausilio all’amministrazione e alla tutela dei beni culturali.

Questi progetti coinvolsero importanti istituzioni italiane, come il Touring Club Italiano, ma anche importanti personaggi nel mondo della fotografia, come Paolo Monti, insieme allo storico dell’arte e soprintendente italiano Andrea Emiliani. 

Così questo mezzo è diventato tra i più efficaci per la valorizzazione paesaggistica perché permette di vivere a pieno il luogo su cui si lavora. 

In questo caso attraverso la fotografia si è cercato di portare alla luce ciò che per molto tempo è stato accantonato o ritenuto di scarso interesse. Questo, insieme a una visione soggettiva legata a questo luogo, ha creato da un lato un cammino di carattere speculativo, dall’altro una visione concreta di quello che questo territorio nasconde tra i suoi sentieri. 

Tramite le immagini si è voluto cercare e mostrare lo spirito più intimo del luogo, la sua essenza, quello che Christian Norberg-Schultz chiamava Genius Loci. Tutto questo seguendo l’idea che il paesaggio si crea soprattutto attraverso lo sguardo attento ed emotivamente coinvolto dello spettatore, che si trova così a vivere un’esperienza sinestetica nella natura.

Il percorso è stato diviso in quattro parti che rappresentano quattro aspetti salienti della natura del parco: il selvaggio, la purezza, la nostalgia e la lontananza.

IL SELVAGGIO

Secondo Schultz la foresta, il bosco, sono l’idea primaria di un luogo che si può dire selvaggio, che rivela una natura minacciosa, ricca di stranezze e che genera inquietudine. Questa visione della natura è stata a lungo studiata, discussa e teorizzata, in particolare nell’ambito della corrente artistica e letteraria del Romanticismo sviluppatasi nel Nord Europa nel corso dell’Ottocento. Un senso diffuso di malinconia e ansietà nei confronti della natura porta l’uomo a sentirsi oppresso da essa. La sua forza sovrastante lascia l’essere umano in completa balia della sua energia. Questa visione potrebbe essere vicina al concetto leopardiano di “natura matrigna”, crudele e indifferente agli uomi

Reiner Maria Rilke parla però di come un vero rapporto tra uomo e natura si può instaurare solo se c’è un distanziamento: l’uomo per capire la natura si deve allontanare e rimanere in una condizione di solitudine e di disagio: non si deve cercare una natura invitante e familiare, ma una natura oscura, misteriosa.

Il percorso fotografico qui presentato parte così da un’immagine di natura ostile, dove l’uomo contemporaneo non sarebbe a proprio agio. Si vuole creare un taglio netto con il mondo che si vive quotidianamente: linee spezzate e particolari irriconoscibili puntano a far sorgere nello spettatore un senso di dispersione. 

Lo spirito e il carattere di questi boschi si mostra come tenebroso e che rifiuta la presenza umana. Viene presentato così il lato più selvaggio ma profondamente vero.

LA PUREZZA

Troviamo in questo caso una natura idilliaca, più serena e benevola, un ambiente bucolico (termine che nasce con il poeta Teocrito nei “idilli”) che ispira allegria e serenità. 

Anche le bucoliche di Virgilio, dove regnano amore e luce sono ispirazione per questa sezione. Il luogo da lui raccontato ricade sotto il topos letterario del locus amoenus, traducibile con luogo incantevole, luogo piacevole. 

In questa natura l’uomo è il benvenuto e può percorrerne i sentieri tra i ruscelli d’acqua, in questo caso simbolo di vita, come quella che appare nelle rappresentazioni del paradiso terrestre.

Le immagini qua descrivono un luogo naturale luminoso e benevolo, grazie anche alla presenza del cielo, che rappresenta apertura e ariosità, sottolineata anche dai colori tenui e dalle linee morbide che caratterizzano le foto. 

LA NOSTALGIA

Questa terza parte del percorso fotografico attraverso le diverse facce della natura del parco ci mostra un lato diverso da quello prettamente naturale. In questo caso racconta il rapporto diretto che l’uomo, che vive questo luogo, ha con l’ambiente naturale che lo circonda. Questa nostalgia ha una triplice ispirazione: gli studi di antropologia portati avanti a partire dagli anni Settanta del secolo scorso da studiosi come Giorgio Cortenova, che parlano di una nostalgia dell’uomo nei confronti della natura; il saggio di Rilke Del Paesaggio dove lo scrittore racconta di come solo i bambini sono in grado di stabilire un rapporto profondo con la natura, una volta adulti questo legame si perde lasciando un senso di nostalgia nell’individuo; l’ultima è una nostalgia personale nei confronti di questo luogo. 

LA LONTANANZA

Panoramiche e full frame raccontano qua l’atmosfera meditativa, lenta e silenziosa della valle. 

L’uomo ha sempre cercato di conoscere I misteri della natura attirato dal suo misterioso fascino. Però essa ci sfugge, soprattutto quando guardiamo ai suoi fitti boschi o alla fitta nebbia che in parte li ricopre, quasi come se dovesse mantenere segreti, I suoi lati più intimi. 

Proprio per questa impossibilità di conoscere, la sensazione provocata è quella di lontananza dal mondo che conosciamo e viviamo quotidianamente, del quale ormai sappiamo ogni cosa. Con la natura questo non potrà mai avvenire.

Questo progetto vuole perciò creare un nuovo punto di vista di vedere un parco naturale, ovvero quello estetico. Non interessava in questo caso ricercare il miglior punto panoramico o una particolare bellezza dei borghi, ma riscoprire quello che c’è nel profondo della natura del territorio del parco.