VOCI DAL MEDITERRANEO E NON SOLO
Da Dante, il coraggio di assume il proprio destino di Moni Ovadia a R-Esistenze di Giuseppe Cederna
I suoi confini non sono definiti né nello spazio né nel tempo. (…) Lungo le coste di questo mare passava la via della seta, s’incrociavano le vie del sale e delle spezie, degli olii e dei profumi, dell’ambra e degli ornamenti, degli attrezzi e delle armi, della sapienza e della conoscenza, dell’arte e della scienza. Gli empori greci erano a un tempo mercati e ambasciate. Lungo le strade romane si diffondevano il potere e la civiltà. Dal territorio asiatico sono giunti i profeti e le religioni. Sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa.
Predrag Matvejević, Breviario Mediterraneo
Sarà forse la sua posizione geografica a far sì che il Teatro nella Natura dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni, spettacolo dopo spettacolo, ci restituisca, come trasportate dalle onde e dal vento, le voci provenienti dal vicino mar Mediterraneo.
Voci di eroi e di uomini comuni: viaggiatori, mercanti, esuli, che da sempre si sono spostati da una sponda all’altra di questo angolo di mondo, spinti da un desiderio innato di conoscenza o di riscatto.
Sull’espressione, dai toni imperialisti, Mare Nostrum, per definire il Mediterraneo, infatti ha prevalso un altro aggettivo, pur sempre di origine latina, mediterraneus (inteso inizialmente come lontano dalla costa), a suggerire a noi posteri la sua vera natura: un mare ‘interno’, circondato da una miriade di Paesi; un ponte, talvolta insidioso, tra popoli appartenenti, pur nella loro straordinaria diversità, ad un’unica grande Koinè culturale: quella umana.
Dopo l’Odisseo di Moni Ovadia (leggi l’articolo ULISSE EROE MEDITERRANEO DELL’INTELLIGENZA) a rievocare nuove R-esistenze, sulle note del jazz di Paolo Fresu e Bebo Ferra, sono state le letture di Giuseppe Cederna. (leggi l’articolo GRANDE SUCCESSO IL CONCERTO DI FRESU E FERRA NEL PARCO DELLE CAPANNE DI MARCAROLO PER L’INAUGURAZIONE DELL’EDIZIONE 2022 DI ATTRAVERSO FESTIVAL)
Un’immersione nelle parole di Arundhati Roy, John Berger, Lawrence Ferlinghetti e molti altri autori attraverso i quali l’attore, partendo dalla Resistenza, ci ha parlato delle orribili tragedie umane di questi anni e dei grandi ideali di sempre: libertà, fratellanza e bellezza.
Cederna ci ha riportati nuovamente in Grecia, ma non nella terra di Odisseo o dei celebri poeti che ne cantarono il ritorno a Itaca, ma in quella ‘dionisiaca’ di oggi, quella in cui è arrivata la giovane Amal in cerca di un futuro migliore, quella in cui turisti e migranti si incrociano, perlopiù senza incontrarsi, sotto lo sguardo vigile della polizia.
E ciò accade perché il Mediterraneo, osservatorio privilegiato di quell’orizzonte perduto e lontano del mare di cui scrive Gian Maria Testa nella sua poesia La bellezza esiste, le sue isole e le sue coste purtroppo continuano ad essere luoghi di disperazione, affollati di persone dimenticate che sfidano consapevolmente la morte e la condizione di ‘senza patria’ perché non esiste per loro altra possibilità, come ci ricorda Warsan Shire nella poesia Home:
… nessuno affida i propri bambini ad una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra …
Come nell’antica Grecia, tuttavia, il teatro e la letteratura restano nostre guide sicure, bussole affidabili per orientarsi nei labirinti umani, per tentare di decifrare persino l’ultimo dramma della guerra in Ucraina, anch’esso proteso verso un altro Mare di Mezzo – il mar Nero – fratello minore del bianco Mediterraneo.
In ricordo delle vittime di questo lembo di terra così prossimo a noi, insieme alla poesia Sei venuta di nuovo, mia triste musa di Lina Kostenko, i versi di Gianni Rodari de La Luna di Kiev, una luna che senza passaporto e senza distinzioni offre a tutti gli uomini i suoi raggi, rari raggi di speranza in un Occidente che, in balìa dei flutti della guerra, della crisi climatica e della pandemia, sembra ormai essersi smarrito.
… Viaggiando quassù
faccio lume a tutti quanti,
dall’India al Perù,
dal Tevere al Mar Morto,
e i miei raggi viaggiano
senza passaporto.