Attività Ecomuseo Cascina Moglioni

TERRA DI FIABA AL SARVEGO FESTIVAL – Cinque favole più una fiaba

La nostra tradizione è legata alla narrazione. Padri, madri, nonni raccontano. Ha mai riflettuto sul fatto che l’umanità è l’unica specie in cui i nonni mantengo un rapporto con i nipoti? Questo è un valore universale.
David Grossman – la Repubblica, Intervista a cura di Susanna Nirenstein, 18 novembre 2016

Lo scorso 14 agosto, il Laboratorio Terra di Fiaba ha partecipato al Sarvego Festival, evento dedicato alla letteratura per bambini e ragazzi e al mondo dell’illustrazione. Sotto uno splendido cielo stellato, nel piazzale della chiesa di Carrega Ligure, paese del Parco naturale dell’Alta Val Borbera, è stata proposta la lettura ‘ad alta voce’ di alcune delle favole dell’Oltregiogo.

copertina del libro FAVOLE DELL’OLTREGIOGO

Il libro, Le favole dell’Oltregiogo, nato nel 2004 da un’iniziativa dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni, è diventato negli anni un efficace strumento per mettere in relazione generazioni diverse e preservare un patrimonio immateriale che altrimenti andrebbe inesorabilmente dimenticato.

Come noto, ogni civiltà ha elaborato, nel corso della sua storia, innumerevoli generi letterari con funzioni altrettanto variegate. Nella cultura contadina locale le favole, principale momento di intrattenimento durante i lunghi mesi invernali, avevano una finalità perlopiù didascalica. Da qui la varietà di temi e personaggi trattati, che, insieme alle prevedibili varianti del posto, si rifanno spesso ad una più antica tradizione, talvolta proveniente dalla letteratura classica. Dalla struttura narrativa assai semplice, tramandate in forma orale e in dialetto, esse raccontano scene di vita rurale utilizzando un evidente realismo (ne sono una prova i nomi dei personaggi e i toponimi), contaminato, di tanto in tanto, da elementi magici: animali parlanti, incantesimi, fate e orchi, e da personaggi appartenenti a classi sociali più elevate.

In occasione del Sarvego Festival, pertanto, sono state selezionate cinque favole con l’intento, oltre che di incuriosire i bambini presenti all’evento – sfida sempre più difficile in questi anni dominati dal fascino delle nuove tecnologie, di rappresentare in modo significativo il ricco repertorio raccolto nell’area dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni.

illustrazione della favola “Bergagi”

Bergagi è la storia di un ragazzo che nonostante la sua ingenuità – motivo di ilarità tra i giovani lettori – riuscirà ad avere la meglio su coloro che avevano cercato di truffarlo. Il racconto, incentrato sul misterioso ritrovamento di un tesoro, ci mostra uno spaccato della società del tempo degno di nota con la descrizione di un mondo semplice e frugale nel quale, ad esempio, il consumo di carne era un lusso che pochi potevano concedersi, mentre  gli alimenti di base della dieta quotidiana si ottenevano dalla raccolta delle castagne e dalla macinazione del grano, due occupazioni a cui si fa riferimento nel brano. Per dare ulteriore veridicità alla narrazione, inoltre, i nomi scelti per i due personaggi secondari corrispondono a quelli di persone realmente vissute tanti anni fa a Mornese (paese in cui si svolgono i fatti narrati): Cillo, il macellaio e Pippo (di Muin), il mugnaio del mulino del Roverno.

illustrazione della favola “Storia di Luigina”

Altre notizie sulle attività svolte soprattutto dai bambini, dal condurre gli animali al pascolo al lavare i panni al torrente, si ricavano nella Storia di Luigina, un vero e proprio esempio di racconto pedagogico, dove, all’interno di una cornice magica, a prevalere è l’insegnamento morale presente nel finale: da quel giorno Teresina diventa buona e gentile come Luigina e la mamma impara a trattare in modo uguale le due bambine e a voler bene a entrambe.

illustrazione della favola “Il frate furbo”

Anche ne Il frate furbo, con il proverbio pronunciato dal priore al termine del racconto, Chi troppo vuole nulla stringe,  si intende fornire ai più giovani una lezione di vita. Tuttavia, in questa vicenda, nella quale risuonano evidenti echi boccacceschi, attraverso la punizione finale dell’avido frate, sembra chiaro il tentativo carnevalesco di mettere alla berlina il protagonista e con lui tutti quegli esponenti del clero che durante la questua, altra pratica antica di cui si dà testimonianza, probabilmente approfittavano senza scrupoli della generosità dei poveri fedeli.

illustrazione della favola “Il lupo e la volpe”

Ne Il lupo e la volpe, in riferimento ad alcuni elementi costitutivi della precedente favolistica classica, i toni si fanno più cupi, scompare il lieto fine e si manifesta una visione pessimistica dell’esistenza. Qui, forse lasciando spazio ad un umano desiderio di rivalsa, l’astuta e perfida volpe prevarrà sul lupo sciocco e credulone. Le avventure del lupo però proseguono ed esso compare in numerose altre pagine della raccolta, nelle quali interpreta ruoli diversi, talvolta contrastanti, trasformandosi da goffo personaggio gabbato da tutti in feroce predatore. Un’ambiguità che d’altronde riflette l’atteggiamento umano, così mutevole, nei confronti di questo animale. 

Più raramente nella tradizione locale si trattano storie di re, principesse e mostri da sconfiggere come accade, invece, in Guanìn Fòrte, favola nella quale si vuole sottolineare il coraggio, la forza e l’onestà del protagonista, un giovane semplice ma dai grandi principi, chiamato a salvare gli abitanti di una città della piana dalla furia di un orribile mago a sette teste.

La lettura pubblica a cura del Laboratorio Terra di Fiaba si è conclusa con Giovannino senza paura, titolo presente nell’opera Le più belle fiabe italiane. Un omaggio a Italo Calvino che con grande lungimiranza aveva compreso l’importanza delle favole, antiche e moderne, perché sono, prese tutte insieme… una spiegazione generale della vita…

Di seguito, la versione integrale di Guanìn Fòrte

copertina del libretto “Guanìn Fórte”

Tanti anni fa vivevano a Capanne tre uomini che non cerano.
Uno si chiamava Torcipiante, ed era cosi forte che piegava con le mani degli alberi grossi come una ruota da carro e un giorno era riuscito a disboscare da solo più di duecento ettari di bosco. Un altro si chiamava Röa da murin, ed era cosi forte che faceva girare le pale di un mulino senza bisogno dell
acqua, e le faceva andare tanto svelte che cera il rischio che rompesse gli ingranaggi. Il terzo, infine, si chiamava Giuanin fórte, ed era cosi forte che che aveva tenuto su il ponte della ferrovia del Gnocchetto con il treno che ci passava sopra quando ancora ci dovevano fare i pilastri.

Un giorno li ha mandati a chiamare il re di una città della piana e gli ha detto: C’è un mago con sette teste in un castello qui vicino che ogni giorno vuole che gli portiamo una ragazza, e poi sta ragazza non la vediamo più. Di questo passo fra poco non ci saranno più ragazze e allora toccherà anche a mia figlia. Cho già mandato contro tutti i miei soldati, ma non c’è stato verso, nessuno di loro è più ritornato. Vi chiedo, dunque, di provare voi: chi riuscirà a liberarci dal mago sposerà mia figlia ed erediterà il mio regno.”

I tre giovani allora sono partiti e si sono presentati al castello del mago bestione. Volevano entrare tutti e tre e allora se la sono giocata a carte. Ha vinto Torcipiante, che così è entrato per primo. Aveva nelle mani due bastoni di faggio che saranno stati tre quintali luno. Se lammazzo vi farò miei ministri” ha detto convinto agli altri due.

Ma Torcipiante ha preso tante botte che basta, e quando è uscito sembrava San Bastiano da come perdeva sangue da tutte le parti. Allora è Entrato Röa da murin, che si era fatto una specie di accetta con una ruota di una macina e il tronco di un olmo alto dieci metri. Con questa qui gliele stacco tutte insieme le teste a quel mago” ha detto, e poi è andato dentro.

Neanche un secondo che si sono sentiti dei colpi tremendi e degli urli e dei versi da far spavento. 

Poi, tuttassieme, s’è aperta la porta ed è piombato fuori Röa da murin con la testa infilata nel buco della macina. Anche lui era tutto pieno di sangue, e in più caveva la testa come rimpicciolita per via che il mago glielaveva infilata lì dentro.

Non restava che Giuanin fòrte. Lui non s’è fatto impressionare da come erano stati ridotti i suoi amici. Ha detto soltanto: Dicono che non c’è il due senza tre. Staremo a vedere se hanno ragione”.
Poi è entrato con un bastone di ferro appeso al colletto della giacca che pesava dodici quintali. Subito c’è stato come uno strano silenzio, pareva che non succedesse niente. 

Poi ci sono stati come degli scoppi, uno dietro laltro, e ogni volta il mago tirava degli urli che si dice che labbiano sentito anche a Genova. Era Giuanin fòrte che con il suo bastone faceva scoppiare una dopo laltra le teste del mago fino a quando è scoppiata anche la settima che ha dato un colpo come quello che fanno i fulgari quando sono finiti.

Epassato un minuto, n’è passato un altro, ma di Giuanin neanche lombra. Allora i suoi amici, nonostante fossero malconci, sono andati dentro a vedere. Subito hanno fatto una fatica orba ad entrare, perché cera fumo e un odore di zolfo che faceva venire da vomitare. Poi pian piano channo fatto labitudine e allora hanno visto Giuanin che contava tranquillo le sterline doro del tesoro del mago. Venite avanti, gli ha detto, che ce n’è anche per voi”. Allora hanno caricato la cassa su un carro e poi sono andatri dritti al palazzo del re.

Il re li ha ricevuti subito e una volta nel salone Giuanin s’è fatto avanti e ha detto: Le chiedo di dare questo tesoro ai miei compagni che se lo sono meritato. A me basta sposare sua figlia”. Il re è rimasto colpito da tanta generosità e allora ha fatto chiamare sua figlia e ha voluto che si sposassero subito senza neanche cambiarsi. Poi ha regalato a Giuanin un tesoro che valeva dieci volte tanto quello dei suoi amici e ha ordinato che in tutto il regno si facesse festa per una settimana.

Giuanin e la principessa si sono innamorati a prima vista e da quel momento in poi non sono mai stati più un istante lontani. Hanno avuto dieci figli e si racconta che abbiano regnato in quella città per più di centanni. In quanto a Torcipiante e Röa da murin, sono diventati i consiglieri più fidati del loro amico, anchessi amati dal popolo che non dimenticò mai il loro coraggio.

Ascolta la favola di Guanìn Fòrte

Per ulteriori approfondimenti:
Articolo dedicato al SARVEGO FESTIVAL
Articolo di Piemonte Parchi L’Appennino Piemontese diventa ‘Terra di Fiaba’
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