Distanti ma uniti
Gli ecomusei di Italia-Brasile si incontrano
Il 26 novembre 2020 si è svolto il secondo incontro online degli ecomusei di Brasile e Italia durante il quale è stata presentata la Carta di Cooperazione Distanti ma uniti. Gli ecomusei e i musei di comunità di Italia e Brasile, che contiene impegni e azioni di collaborazione tra i due Paesi. Nata da un primo momento di confronto, organizzato il 25 giugno 2020, essa mette in evidenza la visione comune, le responsabilità e le sfide che queste istituzioni, seppur nella loro diversità, intendono perseguire insieme. Dalla prima conferenza erano infatti emerse considerazioni importanti circa l’identità e il ruolo degli ecomusei, argomenti che sono diventati una premessa indispensabile per la stesura della Carta. Numerosi operatori si erano allora focalizzati sulla necessità di agire, in questo lungo momento di crisi, sulle popolazioni locali per promuovere la conoscenza, la fruizione e la tutela del loro patrimonio culturale, a sua volta costituito da beni materiali, immateriali e naturalistici, con uno straordinario lavoro di supporto per i più deboli, soprattutto nel recente periodo di isolamento. In quell’occasione erano state illustrate molteplici attività, che avevano dimostrato la capacità degli ecomusei di muoversi in diverse direzioni e di adattarsi alle specifiche realtà: dalla distribuzione di mascherine ad opera dell’Ecomuseo di Seulo all’organizzazione di momenti di confronto online, da cui, ad esempio, la realizzazione di mappe virtuali “emozionali” intitolate I luoghi dell’anima della rete ecomusei lombardi o di iniziative come la Quarentena com historia, promossa dell’Ecomuseu de Pacoti, passando per proposte sul campo con la cura degli orti biologici di comunità da parte dell’Ecomuseu da Serra de Ouro Preto, del Museu Vivo Cândido Ferreira, dell’Ecomuseu de Pacoti e dell’Ecomuseu da Amazȏnia.
Uno dei più significativi interventi del primo incontro era stato quello di Hugues De Varine, che degli ecomusei può essere considerato l’ideatore; chissà quali sentimenti avrà provato nel vedere, ancora una volta, quanto le realtà ecomuseali, a distanza di tanti anni, si siano diffuse nel mondo e come continuino ad operare quotidianamente con entusiasmo, ma senza troppo clamore, in tante piccole realtà. A giugno De Varine aveva insistito sulle opportunità degli ecomusei nei periodi di crisi perché grazie al lavoro collettivo e cooperativo di una comunità essi non devono preoccuparsi di conservare una collezione, di organizzare mostre o di attirare turisti, ma concentrandosi sul patrimonio delle persone, possono sfruttare i momenti di sospensione per soffermarsi sugli inventari immateriali, sull’analisi dei problemi delle comunità indigene o dei gruppi minoritari, troppo spesso oppressi dalla cultura dominante.
Un nuovo approccio alla cultura che si fonda sulla ‘vicinanza’, evidenziato anche dalle parole di Alberto Garlandini, Presidente ICOM international, intervenuto in entrambi gli incontri. La pandemia, registrando un evento unico nella storia dell’umanità, secondo quanto emerso dal relatore, ha costretto la maggior parte dei musei del mondo a chiudere durante le fasi più acute del contagio, andando a colpire soprattutto il patrimonio immateriale, quello fatto di relazioni e di scambi, amplificando le disuguaglianze culturali, mettendo in pericolo molti posti di lavoro, in particolare quelli di tantissimi consulenti, giovani e preparati, facendo registrare perdite di reddito traumatiche; una situazione di crisi resa ancora più grave dalla seconda ondata pandemica dell’autunno scorso.
Consapevoli che senza cultura non può esserci futuro, i musei riusciranno a risollevarsi solo grazie a ingenti aiuti economici esterni e ad una nuova capacità di reinventarsi, di promuovere un turismo di prossimità forse meno redditizio, ma senza dubbio più autentico, essi, in definitiva, potranno vincere l’attuale sfida se avranno la forza di farsi guidare dalle parole chiave per il futuro con cui ha concluso il primo intervento il Presidente ICOM international: coraggio, innovazione, etica, impegno, responsabilità sociale.
Una concezione innovativa circa il loro ruolo, su cui da tempo si discute e nella quale diventa prioritario l’aspetto civile dell’arte secondo una visione promossa anche da illustri uomini di cultura e professori del panorama internazionale e che, da questo punto di vista, avvicina l’operare dei musei a quello degli ecomusei, seppur questi ultimi non abbiano ad oggi in Italia un riconoscimento normativo nazionale.
Da quella prima esperienza, come si diceva all’inizio, è stato sottolineato il bisogno per gli ecomusei di definirsi a livello nazionale e internazionale e di porsi degli obiettivi comuni segnalati nella Carta e nel Programma di Cooperazione Congiunta che prevede una serie di azioni condivise come l’organizzazione di ulteriori momenti di verifica, la partecipazione bilaterale a eventi, a progetti di formazione e a gemellaggi, l’individuazione di linee strategiche a breve e a lungo termine. Nel corso di quest’ultimo convegno, inoltre, sono stati illustrati alcuni appuntamenti attesi per prossimi mesi, tra i quali il Festival dello Sviluppo Sostenibile – giugno 2021, le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della nascita dei primi ecomusei francesi e le numerose iniziative previste nel progetto Gli Ecomusei sono paesaggio, che partirà il 14 marzo 2021 e si svilupperà nel corso di tutto l’anno.
La Carta rappresenta in concreto un impegno che, emerso dalla situazione d’emergenza da Covid-19, proseguirà anche dopo proprio perché tratta delle più importanti sfide globali alle quali si potrà far fronte solo con la legittimazione di un nuovo codice etico, di cui gli ecomusei si fanno da tempo promotori, fondato sull’elogio della diversità, sul riconoscimento del valore di tutte le culture e degli ambienti naturali nei quali le diverse popolazioni vivono.
Preservare la foresta amazzonica e i suoi abitanti, tutelare il paesaggio e i saperi delle nostre regioni, fare scelte sostenibili, significa agire nell’interesse di tutti gli abitanti del pianeta e lavorare per una nuova globalizzazione. I danni provocati dai cambiamenti climatici, la deforestazione, l’urbanizzazione selvaggia, lo spreco delle risorse, il disinteresse spesso dimostrato nei confronti delle minoranze e delle persone più vulnerabili non sono affatto problemi locali ma mondiali ed è questo il motivo per cui gli ecomusei, con il loro impegno quotidiano e la fitta rete di relazioni che hanno via via costruito, rappresentano un esempio di globalizzazione alternativa e virtuosa, lontana da quella anonima ed egoista che per anni ha dominato, portando con sé i danni che noi tutti conosciamo.
Le due videoconferenze sono state realizzate in un clima di autentica partecipazione e condivisione e in entrambe si è colto il forte coinvolgimento emotivo di tutti i partecipanti che a diverso titolo, in parti del mondo solo apparentemente lontane, contribuiscono a realizzare sul campo, giorno dopo giorno, il meraviglioso sogno di cui ha parlato in apertura del primo incontro e alla fine del secondo il promotore del progetto, Raul Dal Santo – Ecomuseo del Paesaggio di Parabiago, citando, nei suoi interventi, le parole dell’arcivescovo brasiliano Hélder Câmara: quando uno sogna solo, è solo un sogno; quando molti sognano insieme è il principio di una nuova realtà. E se la globalizzazione ha generato problemi complessi, spesso di difficile risoluzione, da ultimo la rapida diffusione su scala mondiale della pandemia provocata da Covid-19 e delle pesanti conseguenze sociali ed economiche che ne derivano, essa ha dimostrato, attraverso questi incontri multilingue, quanto anche le idee possano viaggiare lontano e intrecciarsi tra loro per far sì che le persone realizzino insieme i loro sogni comuni.
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