Appennino News

Il personale delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese impegnato nel mantenimento di praterie e prati pascolo

Il personale delle Aree protette dell’Appennino Piemontese ha da poco terminato i lavori di mantenimento delle praterie e dei prati pascolo di interesse comunitario, che sono stati oggetto negli anni passati di importanti progetti di ripristino e miglioramento di habitat di interesse comunitario nel territorio del Sito Natura 2000 e Parco naturale delle Capanne di Marcarolo. 

Le aree interessate dagli interventi hanno una importanza strategica sia dal punto di vista agronomico sia per la conservazione della biodiversità.

Il personale operaio e i guardiaparco hanno provveduto alla trinciatura dei terreni di pertinenza delle cascine Moglioni, Merigo, Pizzo e Magge a Capanne di Marcarolo nei comuni di Bosio e Casaleggio Boiro (AL) e hanno garantito il funzionamento costante dei recinti elettrici realizzati a protezione dei lotti interessati.

Negli anni l’ente si è dotato, grazie ad un finanziamento del P.S.R. (Piano di Sviluppo Rurale) 2014-2020 – Operazione 4.4.3 ” Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità”, con il coordinamento del Settore Biodiversità e Aree Naturali, di un piccolo trattore e di una trincia per la realizzazione in autonomia dei lavori necessari ai lavori di campo e ha garantito al personale l’acquisizione dell’attestato di formazione per l’utilizzo dei mezzi agricoli e forestali.

Guardiaparco Maurizio Ferrando sul mezzo agricolo dotato di trincia

Con le recenti assunzioni inoltre l’ente ha avuto la possibilità di poter contare su un nuovo guardiaparco, Maurizio Ferrando, già esperto in pratiche agricole e in possesso dei requisiti per l’utilizzo del trattore e delle relative attrezzature.

I lavori hanno rispettato le prescrizioni agronomiche previste dalle Misure di conservazione Sito specifiche, attenendosi in modo scrupoloso ai periodi e modalità di esecuzione inserite nei Piani di Azione per la tutela dei lepidotteri, piccole farfalline tutelate dalla Direttiva Comunitaria “Habitat” 92/43/CEE.

Il Programma P.I.U.M.A. – Programma di Interventi Unitari di Miglioramento Ambientale

trinciatura di prato pascolo con il rispetto delle prescrizioni agronomiche previste dalle Misure di conservazione Sito specifiche

Quando si parla di biodiversità è sempre difficile comunicare l’importanza, ma anche la complessità, dei programmi e delle azioni messi in atto.

A partire dal 2000 il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo ha avviato un programma a lungo termine di studi sulla biodiversità denominato “Progetto di studio e gestione della biodiversità in ambiente appenninico”, che ha consentito nel tempo l’ottenimento di dati fondamentali sulle specie e gli habitat dell’Area protetta, in particolare la presenza di interesse conservazionistico e la vocazionalità ambientale. Questa mole di dati ha portato nel dicembre 2009 alla redazione del Piano di gestione del Sito Natura 2000 IT1180026 “Capanne di Marcarolo” per il quale l’ente Parco è stato formalmente delegato nel 2010 alla gestione dalla Regione Piemonte, che comprende 3 Piani di Azione, i primi redatti e approvati in Piemonte, riguardanti avifauna, chirotteri e lepidotteri.

Successivamente, nel 2012, è stato approvato il programma P.I.U.M.A., acronimo di “Programma di interventi unitari di miglioramento ambientale”, con il quale l’ente di gestione dalle Aree Aree protette dell’Appennino Piemontese ha realizzato un importante progetto per per il ripristino di importanti habitat di interesse comunitario del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo. 

Dal 2012 fino ad oggi l’ente ha continuato a garantire annualmente gli interventi di mantenimento degli habitat aperti, grazie al proprio personale e a quello del Settore Tecnico Regionale di Alessandria e Asti e attraverso la convenzione con aziende agricole locali.

Gli interventi realizzati con il progetto P.I.U.M.A. hanno riguardato principalmente il recupero di praterie e  prati pascolo nelle pertinenze di alcune cascine di Capanne di Marcarolo, ambienti essenziali per la conservazione delle più importanti popolazioni regionali delle farfalle Zerynthia polyxena e Euphydryas aurinia provincialis

Monitoraggio ambientale – nella foto sono presenti anche ragazzi che hanno partecipato ad un progetto di alternanza scuola-lavoro

Le criticità per la conservazione a medio-lungo termine delle popolazioni locali di Euphydryas aurinia provincialis e Zerynthia polyxena

Euphydryas aurinia provincialis e Zerynthia polyxena sono specie inserite rispettivamente negli allegati II (specie di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e IV (specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigososa) della Direttiva Comunitaria “Habitat” (92/43/CEE). Sono inoltre entrambe inserita fra le specie che necessitano di speciali misure per la conservazione dell’habitat dal Gruppo di Esperti sugli Invertebrati della Convenzione di Berna. 

Uno dei problemi più gravi per la loro conservazione è dato dall’abbandono delle aree prative con conseguente riforestazione. Inoltre la capacità di dispersione degli adulti è molto bassa, pertanto le popolazioni esistenti sono confinate alle aree aperte sopravvissute e questo è un fattore negativo poiché non garantisce lo stato di metapopolazione ovvero una popolazione costituita da gruppi di individui (subpopolazioni) che vivono in isole o macchie (patch) ma con possibilità di connessione tramite fenomeni di diffusione degli individui.

Per questo è di fondamentale importanza il ripristino e il mantenimento delle aree aperte di prateria e prato pascolo, habitat di interesse comunitario, e la creazione di corridoi ecologici per garantire lo scambio genetico. 

L’accertamento del successo di tale operazione è stato possibile grazie ad un monitoraggio, in collaborazione con la professoressa Simona Bonelli (ZooLab – Università di Torino), realizzato attraverso il metodo CMR (Cattura-Marcatura-Ricattura) il quale prevede che le farfalle adulte vengano catturate con un retino, marcate con un numero progressivo sulla pagina inferiore di una delle ali e poi rilasciate; mediante la ricattura degli individui già marcati è possibile stimare la consistenza della popolazione e studiare la propensione al movimento così come la selezione dell’habitat, fattori indispensabili per una corretta gestione.