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Ecomusei e Patrimonio culturale – Partecipazione, sviluppo, eredità

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ECOMUSEI E PATRIMONIO CULTURALE – Partecipazione, sviluppo, eredità

A distanza di qualche settimana dall’incontro Ecomusei e patrimonio culturale – Partecipazione – sviluppo, eredità, organizzato dalla Rete Ecomusei Piemonte1, si propongono alcune riflessioni rispetto ai temi trattati in quell’occasione, incentrati principalmente sui concetti di patrimonio culturale, ecomusei e musei. L’apertura dei lavori, con l’intervento di Valentina Caputo, Consigliere della Regione Piemonte, è stata dedicata ad una breve, ma assai efficace, illustrazione della legge regionale n.13 del 3 agosto 2018 – Riconoscimento degli ecomusei del Piemonte, nella quale si rileva un uso frequente del termine patrimonio, già a partire dalla definizione stessa di ecomuseo, declinato in ambito ambientale e culturale, materiale e immateriale2, con l’intento di ampliarne i significati, di valorizzarne il senso più profondo e di porre in una posizione centrale le popolazioni che detengono il diritto-dovere di conoscerlo e preservarlo.

Nell’anno europeo del patrimonio culturale, si è partiti da due fondamentali accordi internazionali dell’Unione Europea, spesso citati nel corso del convegno, la Convenzione europea sul paesaggio del 2000, ma soprattutto la Convenzione di Faro del 20053, per sottolineare il valore dell’eredità comune europea e il ruolo delle comunità di eredità.

La parola patrimonio, infatti, di derivazione latina (pater, padre e munus, dovere ma anche dono) racchiude in sé molti degli aspetti che i diversi documenti internazionali mettono in evidenzia: la necessità di fruire dell’eredità culturale da parte di ogni individuo, secondo quanto sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo4, ma, al contempo, di preservarla al fine di conservarne le peculiarità per le generazioni a venire.

Gli ecomusei, fin dalla loro istituzione, hanno agito in questo senso, promuovendo la partecipazione attiva delle persone nella gestione del proprio patrimonio, ma soprattutto sottolineando un principio democratico fondamentale secondo il quale non esistono culture più importanti di altre. Manufatti, saperi, ambienti naturali, nonostante le evidenti differenze, costituiscono beni indispensabili per la sopravvivenza e la convivenza pacifica dei popoli.

Particolarmente ricca di spunti si è rivelata, a tal proposito, la relazione del Prof. Daniele Jallà, Consigliere nazionale ICOM Italia, che illustrando i contenuti dell’ultimo libro di Hugues De Varine, di cui sta curando la traduzione5, ha evidenziato le differenze principali tra museo ed ecomuseo. Attraverso le sue parole è emersa la lungimiranza con cui lo stesso De Varine aveva operato, cinquant’anni fa, anticipando temi di grande attualità, legati alla partecipazione come strumento di conoscenza, promozione e tutela dei beni di ogni singola comunità. Ed è forse proprio questa prospettiva a così ampio respiro che per tanto tempo ha separato gli ecomusei dai musei tradizionali, incentrati principalmente su una collezione che troppo spesso si è dimostrata tanto prestigiosa quanto estranea al contesto in cui essa stessa era stata collocata.

Tuttavia tale distinzione oggi sembra, a nostro avviso, almeno in parte, superabile, sia per la varietà delle istituzioni che a diverso titolo si occupano del prezioso patrimonio italiano sia per una nuova concezione circa la fruizione delle opere d’arte che numerosi musei mettono in campo. D’altro canto la museologia ci insegna che i musei hanno mutato, nel corso dei secoli, il loro aspetto e i loro compiti. Molti secoli sono passati dai primi allestimenti, allora riservati a pochi adepti, e, in particolare in questi ultimi anni, si è assistito ad un cambiamento radicale nella gestione museale con un coinvolgimento sempre maggiore dei visitatori e delle popolazioni locali.

Nonostante le incertezze che ancora persistono in campo normativo per quando riguarda gli ecomusei, a partire dalla mancanza di una legge nazionale, vulnus legislativo emerso anche dall’interessante intervento di Vito Lattanzi – MiBAC, Direzione generale Musei, Servizio II – numerosi sono i margini d’azione. Un primo passo, come suggerito dal relatore, potrebbe essere fatto attraverso l’inserimento degli ecomusei nella ricerca ISTAT, Indagine sui musei e le istituzioni similari, che, al momento, li esclude in modo esplicito6.

D’altronde un percorso finalizzato a trovare punti comuni tra le diverse realtà che operano nell’ambito dei beni culturali e ambientali sembra ormai essere l’unica via percorribile.

Basterebbe fare riferimento alla Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale del 1972 e ai successivi documenti per la salvaguardia dei beni culturali immaterialiper protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali per rendersi conto che, così come accade per tutte le questioni globali, anche per quanto riguarda il nostro patrimonio culturale è necessario oggi agire in sinergia, coinvolgendo il maggior numero di interlocutori possibili che, con competenze diverse, ne garantiscano una vera ed efficace valorizzazione.

1 E’ possibile leggere il programma del convegno 2018 e di quelli degli anni precedenti, con i relativi atti, consultando il sito https://ecomuseipiemonte.wordpress.com/
2 (…) Gli Ecomusei, ai fini della presente legge, sono strumenti culturali di interesse generale e di utilità sociale orientati a uno sviluppo locale sostenibile, volti a recuperare, conservare, valorizzare e trasmettere il patrimonio identitario, culturale, sociale, ambientale, materiale e immateriale di un territorio omogeneo, attraverso la partecipazione delle comunità locali in tutte le loro componenti. (Art.1, comma 2)
3 Convention-cadre du Conseil de l’Europe sur la valeur du patrimoine culturel pour la société
4 Articolo 27 1. Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
5 Hugues de Varine, L’ÉCOMUSÉE SINGULIER ET PLURIEL – Un témoignage sur cinquante ans de muséologie communautaire dans le monde.
6 https://gino.istat.it/musei/front/

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