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Il lupo – Gestione e monitoraggio della specie in Piemonte e nelle Aree Protette – venerdì 9 febbraio a Voltaggio

Serata informativa aperta al pubblico, sulla gestione e il monitoraggio del lupo in Piemonte e in particolare nelle Aree Protette dell’Appennino Piemontese.

Il programma di massima sarà il seguente:
Introduzione : Dino Bianchi – Presidente dell’Ente di Gestione Aree Protette dell’Appennino Piemontese
Relatori : Gabriele Panizza – Funzionario tecnico settore gestione ambientale e conservazione, agro silvo pastorale ; Germano Ferrando – Guardiaparco

APPROFONDIMENTO

La serata è stata richiesta dall’amministrazione comunale di Voltaggio (Comune del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo che fa parte delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese) ed è la terza organizzata sul territorio.

Il livello di attenzione rispetto al lupo è aumentato anche a seguito della promozione del corso di formazione per operatori addetti al monitoraggio del lupo, organizzato dall’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese in collaborazione con il Centro di Referenza Grandi Carnivori delle Aree Protette Alpi Marittime, che si è svolto martedì 12 dicembre scorso a Bosio (AL), rivolto agli Enti competenti sul protocollo di monitoraggio e gestione coordinato nel corridoio di connessione tra le popolazioni di Alpi-Appennino, per la costituzione di un network (gruppo di lavoro), già operativo dal 1° gennaio 2018.

Relatrice del corso è stata la dott.sa Francesca Marucco, coordinatore tecnico scientifico – Project technical manager del Progetto LIFE WOLFALPS presso il Centro Grandi Carnivori.

I partecipanti sono stati circa 35 tra agenti di vigilanza e funzionari degli Enti competenti sul protocollo di monitoraggio: Aree Protette dell’Appennino Piemontese, Comando Regione Carabinieri Forestale Piemonte con il Gruppo Carabinieri Forestale di Alessandria, Provincia di Alessandria con l’Ufficio Tecnico Faunistico, Ente di Gestione delle Aree Protette del Po vercellese-alessandrino, ATC AL3 – AL4 acquese – tortonese, Regione Lombardia, CAI Club Alpino Italiano Sezione di Novi Ligure e Commissione TAM (Tutela Ambiente Montano).

L’Ente delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese con D.P.G.R. 24 marzo 2014 n. 2/R e D.D. n. 271/2016 è stato individuato come “Associato” del Centro di Referenza Grandi Carnivori delle Aree Protette delle Alpi Marittime, nell’ambito della collaborazione istituzionale di coordinamento Alpi-Appennino, basato sul contesto scientifico e metodologico stabilito a livello regionale.

La serata di venerdì 9 febbraio a Voltaggio sarà introdotta dal presidente dell’Ente di Gestione delle Aree protette dell’Appennino Piemontese Dino Bianchi; ad affrontare invece gli aspetti tecnici saranno i dipendenti dell’Ente Gabriele Panizza (funzionario tecnico del settore gestione ambientale e conservazione, agro silvo pastorale) e Germano Ferrando (guardiaparco).

Le tematiche che verranno affrontate saranno le seguenti:

Introduzione sulle caratteristiche eco-etologiche del lupo e sugli elementi distintivi importanti per il suo riconoscimento in natura: occhi gialli, orecchie dritte, coda al garretto, banda nera sulle zampe anteriori, maschera facciale bianca.

Storia della ricolonizzazione dell’Appennino e dell’arco alpino, dopo l’approvazione della legge del ’76 che ha inserito la specie tra quelle particolarmente protette per salvarla dall’estinzione, a partire dal nucleo residuale abruzzese. La ricolonizzazione del lupo è stata ampiamente dimostrata successivamente anche attraverso le analisi del DNA nucleare che viene effettuato per la mappatura genetica di tutti gli individui per studiarne gli spostamenti sul territorio e, da qualche anno, per valutare la consistenza dell’ibridazione. Quest’ultimo fenomeno, del tutto assente sulle Alpi, pare sia presente sull’Appennino, trovando conferma con il ritrovamento di una carcassa di “lupo” nero, investito proprio in provincia di Alessandria, che dalle analisi genetiche dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è risultato ibridato, probabilmente molte generazioni prima.

Protocollo previsto in caso di ritrovamento di lupi morti o feriti (DGR n. 105-10547 del 29/12/2009). Le cause di morte dei lupi sono molteplici: si parte da quelle naturali, per malattia, debilitazione, vecchiaia o sostituzione del capobranco, che però sono le più difficili da rilevare; poi ci sono quelle, numerose, dovute agli investimenti di autoveicoli o treni, che sono le più documentate in quanto, per tipologia, sono dovute a fattori antropici quali strade e ferrovie e quindi più facilmente osservabili; infine, purtroppo, ci sono molte morti attribuibili ad atti di bracconaggio quali quelle da armi da fuoco, lacci, avvelenamenti, delle quali solo una piccola parte viene accertata.

Metodologia di monitoraggio della presenza del lupo con una suddivisione della tipologia di campionamenti e dei dati rilevabili. I campionamenti si dividono in “sistematici” e in “opportunistici”; i primi sono il frutto dei transetti organizzati con una pianificazione territoriale e temporale che consente di verificare la presenza della specie su tutto il territorio durante l’anno biologico (dal 1° maggio al 30 aprile dell’anno successivo). I campionamenti opportunistici sono invece effettuati per verificare eventi di predazione o segnalazioni di avvistamento. I dati rilevabili sono di 3 tipi in ordine di di attendibilità: C1 dati certi (carcasse, reperti validati dalla genetica come fatte (escrementi), saliva o peli con bulbo, foto o video georeferenziati); C2 dati probabili (fatte, predazioni su selvatico o con segni di presenza, tracce su neve, ululati); C3 dati dubbi (predazioni su domestici o senza segni di presenza, foto e video non georeferenziati)

Predazioni su domestici per le quali è importante l’intervento dei veterinari del Servizio ASL che possono stilare un referto sulla causa di morte e sulla possibilità di predazione da canide (cane o lupo non importa).

Prevenzione degli atti di bracconaggio per avvelenamento: istituito nei Parchi piemontesi, nell’ambito del Progetto LIFE WOLFALPS, un nucleo cinofilo anti-veleno, costituito da 7 agenti di vigilanza con i rispettivi “colleghi” a quattro zampe, in grado di bonificare aree in cui sono stati riscontrato episodi di avvelenamento di fauna selvatica o animali domestici oppure sono stati ritrovati bocconi o esche.

Si parlerà inoltre dell’accordo di collaborazione tra l’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese e Almo Nature, azienda di pet food, per il sostenimento dei cani da guardiania impiegati a difesa del gregge dalle attività agricolo/zootecniche del territorio al fine di ridurre il conflitto tra uomo e predatore, con particolare attenzione al lupo. A tutti i cani da pastore, oltre all’assistenza veterinaria, sarà assicurato il mantenimento alimentare gratuito grazie all’azione “Reduce the Conflict” del progetto “Farmers&Predators” di Almo Nature: circa 500g di pet food al giorno per ciascun cane per tutto il 2018, con forniture a cadenza trimestrale per un totale di 900kg di alimento secco. Allo stato attuale sono state coinvolte 6 Aziende Agricole con 14 cani da guardiania di razza Maremmano-abruzzese

 

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