Aquilegia ophiolithica, rarità del Monte Figne
Aquilegia ophiolithica Barberis et Nardi, insieme a Cerastium utriense Barberis e Viola bertolonii Pio emend. Merxm. et Lippert, appartiene al contingente endemico a ristretto areale della flora del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo.
Queste tre specie condividono cioè una distribuzione limitata ad un territorio di poche centinaia di chilometri quadrati: le montagne dell’Appennino lìgure del “Gruppo di Voltri”, comprese tra la linea “Sestri – Voltaggio” – il ponente della città di Genova sino al primo paese della Val Lemme – e il Monte Bèigua.
Sono tutte e tre specie scoperte di recente: Aquilegia ophiolitica è stata descritta nel 2011; Cerastium utriense nel 1988 e Viola bertolonii è stata ridefinita nel 1977 dai botanici di Monaco di Baviera Merxmüller e Lippert (“emend.” tra i nomi dei descrittori sta per “emendavit”, secondo l’articolo 47 del Codice di Viena, relativo alle regole sulla nomenclatura botanica), partendo dalla descrizione iniziale di Pio, fatta a inizio ‘800.
Come si riconosce Aquilegia ophiolithica dalle altre specie presenti nel Parco?
La particolare e inconfondibile forma del fiore delle aquilegie ne rende impossibile la confusione con altre piante affini. Una specie appartenente alla stessa famiglia, quella delle Ranunculaceae, potrebbe però generare confusione, anche se questo accade solo nel caso di piante sterili, prive di fiori: si tratta di Thalictrum aquilegifolium L., il quale, dal nome stesso della specie, ha foglie che assomigliano a quelle delle aquilegie. Thalictrum aquilegifolium ha però fusto con nervature evidenti e altri caratteri che, ad una attenta osservazione, ne permettono il riconoscimento.
Aquilegia atrata, invece, è molto simile ad Aquilegia ophiolithica, vediamone allora le principali differenze.
1) Aquilegia atrata vive in habitat meno aperti, spesso nei boschi, e ama i terreni profondi a differenza di Aquilegia ophiolithica che vive su suoli poveri e, di conseguenza con una componente arborea pioniera e scarsa;
2) Aquilegia atrata ha fiori violacei tendenti più al rosso che al blu, al contrario di Aquilegia ophiolithica che ha fiori violaceo-azzurrognoli.
3) Aquilegia atrata fiorisce prima di Aquilegia ophiolithica, quando quest’ultima è in fiore Aquilegia atrata è già in frutto.
4) Aquilegia atrata di solito raggiunge dimensioni ragguardevoli, superando quasi sempre i 50 cm mentre Aquilegia ophiolithica si presenta più spesso con esemplari di 30-40 cm, anche a causa del substrato sfavorevole in cui cresce.
Riportiamo la prima parte dell’articolo con cui è stata descritta Aquilegia ophiolithica, rigorosamente in latino, come previsto dal citato Codice di Vienna.
Nella foto sotto, per confronto, un fiore di Aquilegia atrata, dal caratteristico color viola scuro.
Dove è possibile trovare Aquilegia ophiolithica? Per esempio lungo il sentiero che dal Passo della Bocchetta conduce alla vetta più alta del Parco, il Monte delle Figne. Nell’immagine sotto uno stralcio della carta escursionistica dove è segnalato l’itinerario proposto.
Nella foto sotto un’immagine della pianta nel suo ambiente.
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Determinazione n. 95 del 24 giugno 2013
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