Oggi nell'Appennino

Piccola fauna di brughiera

La brughiera fiorita in questa stagione dell’anno è popolata da una miriade di insetti capaci di effettuare lunghi salti e brevi voli (nella foto sopra una mantide religiosa – Mantis religiosa – ottima volatrice) per eludere predatori e per spostarsi con facilità in un ambiente dove, a causa dei piccoli ostacoli che la caratterizzano, altre forme di spostamento meno dispendiose in termini energetici sarebbero inefficaci.
   Camminare nel suolo o arrampicarsi nei rametti delle piante arbustive vorrebbe dire, in molti casi, fare uno sforzo immenso per spostarsi magari di soli pochi centimetri. Cavallette, grilli e mantidi, insetti appartenenti all’ordine degli ortotteroidei, hanno risolto il problema della mobilità in maniera davvero geniale: aggirando o meglio, superando, l’ostacolo.

Mantide preda di ragnatela di Argiope

La prima specie che abbiamo incontrato nel precedente approfondimento era la mantide religiosa (Mantis religiosa), il cui nome deriva dalla particolare posizione di attesa della preda, dove la coppia di zampe anteriori è tipicamente raccolta e ricorda le braccia conserte di una persona in atto di devozione. In realtà i pensieri dell’insetto sono, in tale atteggiamento, tutt’altro che metafisici…
Ma a volte, anche la mantide, è lei stessa preda… (foto sopra)

Platycleis grisea (foto sopra e sotto) è una piccola cavalletta dal canto molto debole ma il cui ascolto è essenziale per una corretta determinazione dei maschi (le femmine possono essere distinte dall’affine Platycleis romana osservando con una lente d’ingrandimento l’apice addominale ma di questa parleremo nel prossimo approfondimento).

Platycleis grisea, maschio in canto

Platycleis grisea
(foto sopra) s’incontra numerosa nei prati cespugliati e nelle brughiere ed è simile all’affine Decticus albifrons (foto sotto), entrambi, infatti, appartengono alla sottofamiglia dei decticini.

Decticus albifrons (foto sotto) è una delle più grandi cavallette europee, il corpo può misurare sino a 4 cm di lunghezza, ma nonostante questa caratteristica, passa spesso inosservata a causa dello spiccato mimetismo del suo abito.
Il canto, costituito da tichettii molto forti, udibili a diverse decine di metri, viene interrotto non appena ci si approssima al cespuglio da cui viene emesso: anche per tale ragione l’individuazione di Decticus albifrons (nella foto sotto un maschio) spesso risulta ardua.

Decticus albifrons maschio

La specie, ancora negli anni settanta, era data per dubbia nel Piemonte (Decticus albifrons è tipico di climi caldi, come si trovano nel bacino mediterraneo e nell’Asia sud-occidentale) mentre oggi, per ragioni largamente note, non è raro incontrarla in montagna, a 800 metri s.l.m. vicina alla sua parente più prossima, Decticus verrucivorus (foto sotto), cavalletta delle praterie montane e alpine.

Interessante è allora un confronto tra le origini di questi due insetti, molto vicini per aspetto ma così diversi per provenienza: Decticus albifrons, secondo uno studio (di cui consigliamo vivamente la lettura per l’approccio multidisciplinare utilizzato) di Marcello La Greca pubblicato nel 1993, si è originato da un ceppo che nel Pliocene, cioè tra i 5 e gli 1,7 milioni di anni fa popolava il Mediterraneo. Decticus verrucivorus, invece, sarebbe giunto in Europa nel Pleistocene medio, tra 700 e 120 mila anni fa, dalle latitudini settentrionali di quella che era l’allora Asia ed ha colonizzato le quote medioalte delle montagne italiane. Quest’ultimo sta rarefacendosi in maniera preoccupante nelle zone non montane dell’Europa centro occidentale ed è consederato prossimo all’estinzione in tutta le parte settentrionale del suo areale europeo.

Stessa sorte potrebbe toccare alle popolazioni appenniniche dove le quote sono modeste. La situazione a Marcarolo (800 metri s.l.m.), purtroppo, non fa eccezione: Decticus verrucivorus (nella foto sopra esemplare verde, in quella sotto bruno – le due fasi di colore frequenti in molte cavallette, grilli e mantidi) era segnalato dove oggi è invece molto più facile incontrare Decticus albifrons, specie tipica, abbiamo detto, di ambienti caldi con clima di tipo mediterraneo.

Per trovare Decticus verrucivorus bisognerà salire sino ai 900 metri del valico tra il Monte Leco e il Monte Taccone, da dove, per adesso, lo incontriamo sino a 1172 metri, la quota massima raggiunta dal Parco,con la maestosa piramide del Monte delle Figne. Ma quando anche questa altitudine sarà insufficiente, perché troppo calda per la specie? Potremo andare a cercarla nelle vicine montagne dell’Alta Val Borbera, sempre che nel frattempo gli effetti del global warming non saranno stati ancora più dannosi per un altro esseri vivente, di cui spesso ci si preoccupa troppo poco o solo in termini economici (pensavamo a Homo sapiens…).

Nel prossimo articolo parleremo ancora di ortotteri, focalizzando la nostra attenzione sulle specie canterine.

Per approfondire l’argomento consigliamo i seguenti testi:

 – Fontana P., Buzzetti F.M., Cogo A., Odé B., 2002. Guida al riconoscimento e allo studio di Cavallette, Grilli, Mantidi e Insetti affini del Veneto. Blattaria, Mantodea, Isoptera, Orthoptera, Phasmodea, Dermaptera, Embiidina. Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza Ed., Vicenza. 592 pp. e un CD con 87 tracce audio

 – Bellmann H., Luquet G. 2009. Guide des sauterelles, grillons et criquet d’Europe occidentale. 384 pp. e un CD con 94 tracce audio

 – La Greca M., 1993. Storia biogeografica degli Ortotteri d’Italia: origine e distribuzione. Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 20/I: 1-46

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