Oggi nell'Appennino

Le prime orchidee

Barlia robertiana (Loisel.) Greuter

La prima orchidea a fiorire è Barlia robertiana (Loisel.) Greuter, specie ampiamente distribuita nell’area mediterranea anche se con stazioni spesso isolate, a volte formate da pochissimi individui, come nel caso dell’area intorno al Parco.
A livello provinciale la prima segnalazione risale al 1988, nel comune di Voltaggio, a poche centinaia di metri dal confine del Parco. Da allora la specie, che continua a sopravvivere con 10-12 esemplari in quel luogo, ha avuto un’espansione analoga a quelle di molte altre specie dell’area mediterranea: le orchidee, forse, non credono alle teorie di chi vorrebbe sostiene che il riscaldamento globale sia un’invenzione di climatologi catastrofisti.

L’infiorescenza è quella caratteristica della famiglia delle orchidacee, con fioritura progressiva dalla base del caule ai boccioli sommitali.

Labello

I fiori hanno un petalo specializzato per attirare gli insetti, denominato ‘labello’, che con delle screziature di colore scuro indirizza i visitatori verso il nettare ma anche verso l’apparato riproduttivo: il beneficio sarà quindi per entrambi gli organismi, il vegetale avrà assicurata la riproduzione, l’animale il sostentamento. Questo mutuo scambio vale per quasi tutti i gruppi ma con una mirabile eccezzione: le ofridi.

Fiore di Oprhys sphegodes Mill.

In questo gruppo di orchidee, invece, l’interesse per il fiore non è di carattere materiale, non sarà la fame a venire saziata ma una promessa … d’amore. Si è visto che nelle ofridi, come anche in Ophrys sphegodes Mill., gli insetti maschi vengono attirati da feromoni che simulano quelli prodotti dalle femmine. Gli inganni, però, non si fermano qui: anche la forma e la pelosità del labello simulano le grazie delle femmine degli insetti in cerca di un’avventura amorosa. Il gioco crudele terminerà solo quando, dopo alcuni tentativi di approccio ravvicinato, l’insetto sfortunato capirà di aver preso un abbaglio (si pensa che la parte centrale traslucida del labello funga da specchio!) e se ne andrà in cerca di un vero amore. La pianta sarà lo stesso riuscita nello scopo infatti i pollinii (gli organi deputati alla produzione di polline), a causa delle manovre dell’insetto focoso, si saranno incollati sulla testa o sull’addome di questo che fungerà da ignaro inseminatore, per la gioia delle future generazioni … di insetti!

Pianta di Ophrys sphegodes Mill.

A differenza degli altri gruppi il genere Ophrys ha pochi fiori, isolati tra loro ma di incomparabile bellezza e fascino. Non solo per i fotografi…
La specie illustrata è una delle più precoci e comuni, la difficoltà nell’individuarla è data solo dalle dimensioni delle piante che, di solito, non sono più alte di una trentina di centimetri.


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